"Dal cesso. E' dal cesso che bisogna partire per capire un posto di notte. Altro che lampadari a cascata, i banconi bolidisti, le carcasse post-industriali, le caipirissime, gli sgabelli streamline (ancora? eh sì). Nel bagno, spesso impresentabile, anche nei locali più pretenziosi, quelli "esclusivi", dove l'invito te lo devono confermare all'ingresso, lo sguardo finalmente incontra se stesso. E la faccia che ci ritroviamo a portare. I neon chiarissimi e le piastrelle bianche completano l'ambientino. Marmi, nel migliore dei casi, porte da saloon, porte senza chiave (la droga, si sa...). Un po' di acqua nei capelli, uno sguardo ripassato alla perfezione e si è di nuovo pronti nel buio. Come piccoli Cattivi Tenenti. Al cesso incontri la gente, ti dai una rassettata, misuri i tuoi avversari/e. Sfigati, ciospe, a seconda, o troppo più in forma di te. Nel buio solo figure incerte. Sarà la luce a svelare tutto, la mattina dopo, senza il make-up..."
Questo lo scriveva Carlo Antonelli (direttore editoriale di Rolling Stone Italia) nella sua prefazione, Fuori, di notte, ad un libro dedicato al design dei locali notturni.
L'architettura dell'effimero, come definisco la realizzazione di locali notturni, è una di quelle pratiche progettuali forse più affascinanti. Disegnare un locale notturno, discoteca, disco-bar o lounge-bar che sia, ti riporta in una dimensione dell'interior design che travalica ogni confine: è creativa, è anticonformista, è divertente, ma soprattutto è glam (glamour): è cioè esattamente la rappresentazione di uno spaccato sociale, fatto di persone che vivono profondamente ed intensamente solo ed unicamente per ciò che è di tendenza, di moda.
E come dice Antonelli nel suo pezzo, è il cesso la rappresentazione di questo mondo, perché esso è il luogo delle vanità, la visione definita di questo mondo glam.
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