sabato 1 maggio 2010

di verticalità e d'altre cose

verticalità naturale


verticalità artificiale


Se clicchi su questo link finisci sul motore di ricerca per immagini di "google", nel quale è stata inserita come parola chiave da trovare: verticalità. La maggior parte dei risultati porta come immagine predominante un manufatto costruito per mano umana: uno o più grattacieli, un disegno di un traliccio, un quadro, una scultura...e così via. La minor parte di essi, invece, rappresenta un elemento naturale: alcuni alberi, una montagna, uno strapiombo, ecc., ecc..
Quello che mi aspettavo, e che empiricamente volevo dimostrare, si è manifestato: quando l'architettura mutua un concetto, un aspetto, un carattere della natura, spesso e volentieri, questi diventano poi nell'immaginario collettivo, concetti, aspetti e caratteri del fare umano: perdono cioè di naturalità.
Se ciò sia un bene o sia un male, non sta a me deciderlo, né tanto meno ho voglia di farlo. Faccio solo una constatazione: semplice, banale, utile o inutile non mi interessa. Vorrei solo farti riflettere su questo pensiero che mi ha assalito e con il quale spesso faccio i conti, perché, vedi, in un mondo fatto fondamentalmente di artificialità occorre tenere sempre ben alta la guardia del "vedere", e capire che ciò che attiene alla semantica degli oggetti, delle cose costruite, forse ha preso in prestito il senso di qualcosa che deriva dall'esistente, dal naturale, da ciò che c'era ancora prima che noi uomini popolassimo questo pianeta.
E ti dico, in tutta onestà, che questo "copiare" dai significati della natura a me piace davvero tanto.

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