Mi è capitato nell'ultimo periodo di dovermi cimentare, in più occasioni, con la realizzazione di abitazioni per giovani coppie in procinto di diventare una vera famiglia attraverso il matrimonio.
E' proprio in queste molteplici occasioni che ho vissuto appieno la funzione sociale che noi architetti siamo chiamati ad assolvere.
Quando due persone, giovani o meno giovani che siano, decidono di metter su famiglia e di costruirsi il loro primo spazio di vita insieme che è la casa, per me, architetto sì, ma sostenitore del ruolo sociale che si deve avere in questo mestiere in primis, la realizzazione della casa non è più un semplice e puro esercizio professionale o di abilità creativa, ma diventa una vera e propria missione. Due persone mettono nelle mie mani la loro vita, le loro aspettative verso il futuro, la loro voglia di diventare famiglia numerosa e piena di figli, le loro insicurezze e le loro ansie, e se tutto ciò non lo si facesse con la responsabilità dovuta al mio umile mestiere, o, ancor peggio, lo si intraprendesse con la superficialità del mero ed ennesimo incarico professionale, si commetterebbe l'errore di scrivere l'infelicità di una famiglia nascente.
Lo spazio abitativo è il luogo principe della formazione famigliare: uno spazio ben distribuito, ben arredato, piacevole da vivere, condiziona, e come, in senso positivo, il futuro della famiglia.
In queste circostanze mi sento chiamato ad arredare la felicità delle persone. E a loro auguro tanta felicità, sperando che un giorno questa possa investire anche me.
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