Alcune settimane fa ho incontrato un amico insieme a suo figlio di quattro anni.
Dopo esserci seduti al tavolo di un bar il piccolo ometto, di punto in bianco, mi ha chiesto.
-Come ti chiami?-
-Salvatore.- ho risposto io.
-E che lavoro fai?- ha incalzato lui senza prendere neanche fiato.
-Faccio l’architetto!- gli ho ribattuto io, forse in modo anche alquanto seccato.
Dopo un po’ di silenzi e di perplessità varie da parte sua, e dopo qualche chiacchiera riuscita a scambiare tra me ed il padre, il bambino ad un certo punto riprende l’interrogatorio.
-Cosa fa l’architetto?- ha tuonato sicuro il mio interrogante.
-L’architetto faaa…-
-E adesso come glielo spiego?- mi sono chiesto tra me e me in modo insicuro ed anche impaurito.
-L’architetto fa l’architettura!- avevo clamorosamente improvvisato io.
Mi sentivo braccato, scocciato e soprattutto impreparato a dare risposte del genere ad un bambino così piccolo. Il padre, di fatti, ha notato questa mia difficoltà e provava in tutti i modi a distrarre il pupo facendolo giocare sul tavolino con la sua macchinetta dei pompieri.
-Ahhh…l’attitettura!- aveva poi ripetuto il bimbo curioso, non riuscendo a dire con esattezza la parola.
-Ar…rrr…chitettura.- chiariva il padre.
-Con la “erre”, capito?- chiarendoglielo meglio.
Da quel momento il bambino sembrava aver preso pace, si era azzittito e faceva strisciare la macchinina sul tavolo avanti e indietro.
Vedevo però, nei suoi occhi, l’assoluta insoddisfazione alla mia risposta.
Infatti, dopo alcuni secondi, mentre con suo padre cercavamo di parlare un po’, lui, il piccolo, ha chiesto nuovamente, e questa volta con molta tenerezza e cortesia, un ennesimo chiarimento ai suoi dubbi infantili.
-Mi racconti dell’architettura?-
Oh madonna mia! Ho pensato in silenzio.
-E come gli è venuta sta domanda?- meravigliandomi avevo ribattuto al padre, che alzando le spalle, mi faceva intendere di non sapere cosa rispondermi.
E’ veramente sveglio questo pupo! E ora cosa gli racconto? Mica è una favola questa! Ribadivo dentro di me.
Che richiesta improbabile ed impossibile mi aveva fatto quel frugoletto di quattro anni. Ed anche il padre mi guardava in attesa come per dire -E adesso che gli dici?-.
Mi aveva messo in seria difficoltà, e non sapevo davvero cosa replicargli.
-Tu giochi con le costruzioni?- fu la mia geniale ed istintiva contro domanda svelatrice della risposta che gli dovevo.
-Sì, sì.- rispondeva lui.
-Ecco, sì allora, vedi…- prendevo tempo.
-Quando tu giochi con le costruzioni hai davanti un cesto con tutti i pezzettini, vero?-
-Sì, sì.- rispondeva lui con tono di impazienza.
-Bene, da tutti quei pezzettini tu devi tirare fuori qualcosa, una forma che serva a qualcosa, una casa, una macchina, qualsiasi cosa.-
-Mmmh, mmh!- annuiva lui.
-Ecco, quando tu pensi a cosa costruire e poi lo fai dando una forma a quella tua idea, mettendo insieme tutti i pezzettini delle tue costruzioni, ecco, allora, stai facendo dell’architettura. Chiaro?-
Ci fu un attimo di silenzio, che poi si ruppe d'improvviso con un'esclamazione.
-Papà, papà?!- chiamava con ansia il piccolo.
-Dimmi, che c’è?- gli rispondeva lui.
-Sono un architetto!- esultò tutto contento.
-E’ vero! Sei anche tu un architetto!- gli confermava il padre con grande felicità.
Ma la felicità vera era la mia. Mi si illuminarono gli occhi. Ero riuscito a spiegare a quell’ometto piccolo, ma furbo e sveglio come una lince, una cosa che forse era difficilissima da spiegare.
E lui, se n’è andato contento, soddisfatto, appagato, perché da quel giorno lui era diventato un architetto e sapeva che cos’era l’architettura.
Avevo raccontato dell’architettura. Che meraviglia!
La meraviglia derivava dal fatto che parlare di architettura, spiegare cos'è realmente questa disciplina, non è mai facile, e farlo poi ad un bambino piccolo lo è ancor di più.
Questo strano lavoro, che è l'architetto, incuriosisce molti, ma tanti non sanno cos'è, come si fa, in cosa consiste realmente.
Ecco, per me l'architettura, spiegata ad un bambino, è come un gioco con le costruzioni!
2 commenti:
Caro amico mio...ti ho proprio immaginato li indispettito davanti a quel bambino curioso che alla fine, però, ti ha reso felice...e tu hai reso felice lui...
un abbraccio
eheh... che bella storiella! e pensare che io da piccola pensavo di essere una scultrice xkè tagliavo pezzi di corteccia e gli davo forma.. beh ogni bimbo ha la sua immaginazione! :)
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