giovedì 9 aprile 2020

ABITARE LA PANDEMIA #2/4


PRIMA PERSONA PLURALE.

Vivo e lavoro in un quartiere centrale ma abbastanza popolare, densamente abitato e fatto di case in linea, fronteggiate le une con le altre, con strade non larghe, ma neanche strettissime, composto da una popolazione variegata, per età, ceto sociale ed etnia.
Come ogni mattina scendo in studio, apro le imposte, mi lascio bagnare dal sole che mi sorge in fronte, ed esco in balcone per capire che giorno sarà. In questi trenta giorni di isolamento sociale non ho mai trovato il mio quartiere trasfigurato, anzi. A differenza di quelle foto che si vedono in giro, di piazze deserte e mute, questo mio luogo ha sempre mantenuto alta la sua vitalità, se non addirittura incrementandola: è ovvio, non c’è gente per strada, ma da ogni finestra, da ogni terrazzo e da ogni angolo remoto, esce sempre la forza vivida di un saluto, di una parola, di una chiacchierata, di un conforto, di una canzone. Questo quartiere si è riconfigurato. E con esso si è rigenerato un concetto di vicinanza, di piccola comunità aggregata.
“La nostra casa è il luogo più sicuro”. È questo quello che ci viene detto per farci isolare dagli altri, e per renderci protagonisti attivi del processo di azzeramento dei contagi. Lo spazio pubblico si è azzerato, compresso in una dimensione domestica che ha fatto delle nostre case piazze e palcoscenici virtuali. Forse ci hanno invocato una paura eccessiva verso gli spazi collettivi. Forse ce la porteremo addosso per un po’.
Di sicuro, le nostre prossime quotidianità saranno diverse: gli spostamenti si comprimeranno ed il senso romantico di prossimità avrà un valore nuovo.
Avrà sicuramente più senso quella che per anni è stata bistrattata e forse mortificata da tanta cultura del progetto globalizzata: l’idea del vicinato, e la ridefinizione della sua prossemica, forse per anni intesa come esperienza alienante rispetto ad una velocità iperbolica delle società umane, e che da domani si riproporrà, invece, come un modello vincente in una realtà infettata da ben altri virus.

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