Fin da quando veniamo concepiti, noi siamo portati, o meglio, trasportati. Già nell'atto del concepimento è il seme del nostro genitore ad essere trasportato nell'organo riproduttivo femminile.
Da li in poi saremo in una continua condizione di passeggeri, fino alla morte, anch'essa trasporto in un altro luogo, fisico e dell'anima.
Il grembo materno è il primo abitacolo nel quale è innestato il nostro corpo. Placido, avvolgente, caldo, esso rappresenterà, a memoria, il mezzo di trasporto del più rilassante dei viaggi.
E poi? E poi tutta una serie di macchine, tutte più o meno sofisticate, tutte più o meno comode o eleganti, saranno nostri fedeli mezzi locomotori, quasi si volesse sancire, con il loro uso, la totale atrofia dell'apparato muscolare.
Nell'atto sessuale, l'uomo, è anch'egli passeggero della donna. Insomma, la nostra vita è una continua rapsodia del trasporto!
Ecco, oggi, un giorno come tanti altri, mi tocca uscire di casa...l'ansia terribile che ti prende! L'ansia di decidere se camminare o farsi trasportare da un mobile: quell'incomprensibile ansia di camminare.
Perché usare e sforzare il corpo, i piedi, le gambe, quando altri apparati motori artificiali possono farlo al mio posto, al posto del mio corpo? E paradossalmente, ognuno di noi, in questa domanda rende esplicito un ritorno all'indietro, al grembo materno, all'abitacolo primordiale, istintivo.
L'ansia diventa sintomo di raccoglimento fisico ed interiore, in un intimo ed accogliente abitacolo.
Io, nonostante l'istinto primordiale, scelgo di camminare...la vita!
Nessun commento:
Posta un commento