giovedì 1 dicembre 2011

intervista su europaconcorsi.com

Quando hai capito di voler diventare architetto?
Da bambino. Avevo otto anni, o giù di li, e mi dedicavo a disegnare piante di edifici, a leggere riviste di arredamento che trovavo in casa. Fare l'architetto non è mai stata solo l'idea di "fare un mestiere". E' sempre stata una passione.
Chi è stato il tuo maestro?
Ho avuto due grandi maestri. Il primo è stato mio padre: da lui ho imparato tutto sulla vita, ma soprattutto tutto quello che attiene le relazioni interpersonali. E' stato lui ad insegnarmi come comportarmi e come prendere le persone. Il secondo, mio nonno Luigi. Mi ha iniziato all'invenzione. E' sempre stato un grande artigiano delle idee, e da lui ho appreso l'arte del fare.
Quando progetti, qual'è la prima cosa che fai?
Mi lascio suggestionare, dal cliente in primis, e successivamente dal luogo. Poi mi fermo. Metabolizzo il tutto per un po' di tempo, e "voilà"...il progetto arriva!
La tua casa brucia, quale libro, quale film e quale opera salvi?
Trilogia di New York di Paul Auster, e poi mi porto via "Maddalena", una scultura in legno d'olivo fatta da me.
Con quale architetto del passato faresti volentieri quattro chiacchiere?
Le Corbusier. Da bambino il primo libro di architettura che mi sono fatto comprare è stato una sua monografia. Da quel libro, e dai progetti che ne leggevo, ho imparato a disegnare "pulito", chiaro, essenziale. Se avessi la possibilità di farci quattro chiacchiere gli chiederei: "Maestro, come faceva?"...e aspetterei la sua reazione!
Qual è il tuo materiale da costruzione preferito?
L'aria! Il vuoto dello spazio, la sua aria aleggiante, è il primo materiale che un architetto deve "gestire" nel suo progetto, ed è anche quello che rimarrà dopo la sua costruzione, negli interstizi della sua forma, nelle volumetrie dei suoi ambienti.
Beatles o Rolling Stones?
Beatles. Oltre che una band musicale, i Beatles sono stati un concentrato di moda, creatività, tendenza. Hanno formato e informato una generazione, ed un po', hanno anche cambiato il mondo.
Mac o PC?
PC...anche se spesso butto l'occhio al mondo Mac, che mi affascina terribilmente!
Le Corbusier o Mies?
Le Corbusier...l'ho detto prima perché!
Mouse o matita?
Entrambi. La matita è il senso tattile, olfattivo e di gusto del progetto. Il mouse è la vista e l'udito.
Firmitas, Utilitas, Venustas. Hanno ancora un senso oggi?
Oggi più che mai! C'è bisogno di darsi nel progetto delle "regole", dei principi, dei capisaldi da perseguire. Questi tre semplici concetti vitruviani non possono che farci bene, quando disegnamo lo spazio.
Esiste architettura senza architetti?
Certo. Nel passato la maggior parte del costruito era fatto da non architetti. C'era però allora una sapienza del costruire che aveva regole, metodi e pratiche dal forte valore condiviso. Oggi abbiamo perso questa condivisione del saper fare. Ed è per questo che si inciampa spesso in pessime costruzioni.
Esiste l'architettura senza la costruzione?
Sì. L'architettura delle idee. Sono quei castelli mentali che costruiamo dentro di noi. E' l'architettura più autentica, ma che difficilmente riusciamo a trasporre nel reale, o perché troppo complessa o perché troppo poco adatta alla vita vera.
La casa che vorresti abitare?
Quella che disegnerò domani! E' la casa che ancora deve venire, quella dei sogni profondi ed intimi, quella che è frutto di esperienze che ancora devo fare, quella che è futuro ma passato al tempo stesso, perché rappresenta il mio essere ed il mio divenire.
Qual è la cosa che disprezzi di più nell'architettura di oggi?
Le forzature di certe esasperate espressioni formali. La maniera di voler imitare qualcosa, ed in molti casi, la tristezza nel non riuscirci.
Gli architetti possono essere pericolosi?
Tanto, molto. Gli architetti scrivono il destino dello spazio abitato, vissuto. Una buona o una cattiva architettura ci consegna una buona o una cattiva qualità della vita.
La tecnologia digitale ha un ruolo nella definizione dell'architettura di oggi?
Sì, grande. Ti permette di "coprirti" dello spazio che stai disegnando, e ti permette di viverlo sulla tua pelle: questa esperienza "visivo-tattile" mi fa impazzire!
Qual è il tuo motto?
Vestire lo spazio.

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