domenica 1 novembre 2009

home sweet home

La casa è l'unità più elementare dello spazio abitativo privato. In essa si manifesta il teatro della vita di una persona o di una famiglia.
La casa è al tempo stesso funzione ed estetica.
Funzione, perché è riparo, rifugio, circoscrizione rispetto allo spazio esterno; è la terza pelle, dopo l'epidermide ed il vestito, ed è la rappresentazione delle organizzazioni spaziali delle attività per una condotta di vita ordinaria.
Estetica, perché in essa si configurano le personalità di chi la abita, si evincono i gusti e le capacità decorative dei suoi abitanti, si esprimono status e potere, si descrive un microcosmo privato pronto ad aprirsi all'esterno ed alle sue vanità.
La casa, oggi, è uno dei sogni più inseguiti dall'uomo..."mi faccio casa"..."voglio una bella casa"...sono queste le ricorrenze che si ascoltano in giro.
Agli architetti, spesso, viene affidato il compito di concretizzare questo sogno. A noi, viene messa in mano la vita delle persone con tutti i loro desideri, con tutte le loro aspettative, nella speranza di potersi regalare uno spazio domestico davvero "bello".
La responsabilità verso questo tipo di attività è davvero tanta. Ecco perché credo che l'unica vera possibilità che abbiamo per garantire un risultato eccellente è quella dell'ascolto. Ascoltare il cliente e mettere da parte l'ego supremo che spesso ci avvolge, è la vera chiave di volta per mantenere vivo, e trasformare in realtà poi, uno dei pochi veri grandi sogni che oggi coltivano gli uomini.

In alto a sinistra "home sweet home", di Salvatore Dessì, 1997, legno e cemento armato, 150x50cm.

1 commento:

Roberto Angelo Motta ha detto...

Caro Maestro
le case di un tempo erano spartane ma dentro vi abitavano i profumi genuini della terra, l’odore della pietra morta e muschio, ma anche gli odori aspri della povertà. La gente abitava in case basse, si conoscevano tutti e c’era anche più solidarietà tra le persone che si aiutavano a vicenda nel superare i momenti difficili che la vita sottoponeva loro. Le famiglie erano unite. La gente era povera ma sorrideva. S’accontentava di poco. Nelle case di un tempo c’era il fuoco del camino, compagno silenzioso e sincero, il suo calore riscaldava anche dal freddo della vita.
Ora l’uomo per questioni di spazio ha deciso di creare alveari anonimi. Senza senso ne poesia. La gente vive all’interno di grandi palazzi. Sullo stesso pianerottolo non ci si saluta nemmeno, ne tanto meno ci si conosce. Case ultratecnologiche: basta un comando vocale e la luce si accende. Nelle case di oggi c’è tutto: impianti ultramoderni, materiali innovativi. Peccato che tutto ciò non è servito a tenere salde le famiglie, a rendere i rapporti più duraturi, a conciliare la comunicazione tra le persone dello stesso nucleo familiare. Bisognerebbe riscoprire l’uso di materiali naturali, rispettando sempre l’ambiente, solo così, forse, riusciremo a riportare nelle nostre case un po’ di calore perduto.
Con la stima e l’affetto di sempre.
Tuo discepolo